Antonio Morello (a cura di) - Federico da Montefeltro. Medaglie e monete.

Antonio Morello (a cura di)
Federico Da Montefeltro. Medaglie e monete.
Contributi varii in occasione dei 600 anni dell'anniversario della nascita 1422-2022.
Collana Nummus et Historia XLII - Associazione Culturale Italia Numismatica. Ed. 2022. Pagine 212, illustrazioni a colori.

Dall'Indice:

Katia Pontone, Federico da Montefeltro: il ritratto e le medaglie.

Agnieszka Smolucha-Sladkowska, La medaglia di Clemente da Urbino con l'effige di federico da Montefeltro (1422-82). Contenuti simbolici e contesto politico.

Antonio Morello, Federico da Montefeltro e la medaglia di Francesco di Giorgio Martini.

Diana Morello, La medaglia di Gianfrancesco Enzola impressa sulla legatura del Codice Vaticano Urbinate 1418.

Antonio Morello, Federico da Montefeltro: le monete.

Gianni Graziosi, Federico da Montefeltro: un illustre signore del Rinascimento.

Il 7 giugno del 1422 nasceva a Gubbio Federico da Montefeltro uno dei più illustri condottieri e signori rinascimentali; uomo d’armi e d’ingegno, fu un principe audace e geniale. Oltre che capitano di ventura e stimato uomo politico, fu un illuminato uomo di cultura che seppe circondarsi di personaggi di grande intelletto, artisti, scienziati, letterati; seppe dividere equamente il suo tempo e il suo denaro tra cultura e politica, scienza e arte. Grazie alle molteplici condotte militari che ne esaltarono le innate doti di stratega, trasse enormi guadagni che impiegò, tra l’altro, per mantenere una splendida corte. Promosse importanti opere edilizie tra cui i Palazzi Ducali di Urbino e Gubbio, rinforzò le difese militari restaurando ed edificando rocche e cinte murarie in tutto il territorio sul quale esercitò la sua signoria; assoldò alcuni tra i maggiori artisti per abbellire le sue residenze e per eternare la sua immagine; allestì una delle più celebri biblioteche dell’epoca nella quale volle che comprendesse prodotti librari di alto livello qualitativo, rigorosamente manoscritti e impreziositi con pregevoliminiature. suoi natali sono stati fonte di discussione tra gli storici. Il racconto più ricorrente riguarda la relazione tra Guidantonio, conte di Montefeltro e Urbino, e una giovane donna di corte non sposata, Elisabettadegli Accomanducci dei conti di di Petreio, in seguito andata in sposa ad un conte Bandi riminese, a cui darà un figlio, chiamato anch’egli Federico. Questa è la versione che interessava al nostro Federico ovvero che era figlio naturale di Guidantonio. Tuttavia, sembra ormai accettato dagli storici che egli era figlio di Bernardo Ubaldini della Carda e Aura, una delle figlie di Guidantonio. I suoi genitori pensarono bene di portare il nascituro a corte e farlo passare per il figlio del Conte di Urbino, con in beneplacito di quest’ultimo e il dispiacere di sua moglie. Morta, il 26 settembre 1423, Rengarda Malatesta, la sterile moglie di Guidantonio, questi si risposò, nel febbraio del 1424, a Roma, per procura, con Caterina Colonna, nipote del papa Martino V. Il Conte era ansioso di avere un erede maschio e visto che la moglie non rimaneva incinta, riuscì a convincerla ad accettare la presenza di Federico a corte. Guidantonio ottenne dal papa la legittimazione alla discendenza con la bolla papale del 20 dicembre con la quale Federico venne riconosciuto figlio suo e di donna non sposata e abilitato a succedergli, fatti salvi i diritti d’eventuali figli legittimi. Finalmente, il 18 gennaio 1427 Caterina mise al mondo Oddantonio che divenne l’erede legittimo. Fu così che il piccolo Federico divenne un incomodo e fu allontanato dalla corte anche se ancora legittimato dalla bolla papale. Guidantonio lo affidò a Giovanna Alidosi, vedova di Bartolomeo Brancaleoni, signora di Sant’Angelo in Vado e Mercatello; la vedova sarà per Federico come una madre amorevole ed egli fu promesso sposo della sua sola figlia Gentile, unica erede della contea della Massa Trabaria. Fidanzato a tre anni, Federico ebbe così il destino garantito quanto meno dai possedimenti e dai feudi di Bartolomeo Brancaleoni. L’intensa vita del nostro Federico che sin da bambino fu inviato a Venezia come ostaggio, poi alla corte dei Gonzaga a Mantova nonché a Milano alla corte viscontea; ereditò i titoli da parte della moglie e una compagnia di ventura da parte del padre naturale Bernardo Ubaldini della Carda. Già educato alla letteratura e alla scienza dai più eminenti insegnanti delle corti veneziane, mantovane e milanesi, fu evidente il suo interesse e la sua predisposizione per le armi. Il suo destino per questa vocazione ebbe praticamente inizio il 9 maggio 1438 quando partì da Urbino per Milano ove l’attese il “governo” della compagnia feltresca, già di Bernardino Ubaldini della Carda, scomparso a Cremona il 24 maggio 1437. Dopo aver stupito Filippo Maria Visconti con la recita d’una forbita orazione, Federico assunse il comando degli 800 “cavalli” della compagnia militando così al servizio del duca di Milano e agli ordini di uno dei più celebri condottieri di quel tempo, Niccolò Piccinino. Dopo una serie di vicissitudini militari per le quali si fece apprezzare per l’abilità nella condotta della sua compagnia, mentre si trovava a Pesaro, nella vicina Urbino venne trucidato, il 22 luglio 1444, da un manipolo di congiurati, il fratellastro duca Oddantonio inviso per il suo eccessivo fiscalismo e per la “smodata lussuria”. Mentre avveniva l’assassinio, qualcuno avvisò immediatamente Federico, il quale, il 23 luglio, di pomeriggio, entrò trionfalmente nella Città. Questa sua rapidità nel comparire alle porte di Urbino fece pensar male molti circa le sue responsabilità per la morte del fratellastro. Federico, secondo la bolla di Martino V, era ancora legittimato nella successione; trovò presto un accordo con la Città e i congiurati, divenendone Conte. Il periodo più fulgido di Urbino fu così legato senza dubbio alla figura di Federico da Montefeltro, definito dai suoi contemporanei luce d’Italia, per l’importante contributo che dette allo sviluppo dell’umanesimo nella Penisola. Egli trasformò la Città in una capitale del Rinascimento: la sua corte fu frequentata dai più eminenti letterati, scienziati, artisti e architetti del suo tempo, generando un clima culturale che influenzerà i decenni a venire. Architetti, matematici, astronomi e astrologi, tra i più eminenti della sua epoca, lasciarono testimonianze dei loro studi nelle stanze del suo palazzo e nella sua biblioteca. Le sue fortune sono profondamente legate all’intelligenza, alla scaltrezza, alla capacità e all’abilità di interpretare nel miglior modo ogni campagna militare, a mantenere legami giusti con le potenze vincenti della sua epoca. Investì i suoi profitti per rinforzare i suoi dominî, per il benessere dei suoi sudditi, per favorire la scienza, l’architettura, la letteratura e l’arte. Seppe circondarsi di fedeli e abili amministratori, tra cui e tra tutti suo fratello Ottaviano Ubaldini della Carda. La sua intensa esistenza terrena terminò colpito da una malattia infettiva, probabilmente malaria, contratta durante la guerra di Ferrara, il 10 settembre 1482, mentre comandava l’esercito del duca di Ferrara, opposto a quello papale e veneziano. La sua salma fu traslata ad Urbino e sepolta nella chiesa di San Bernardino, dove si trova ancora oggi il suo monumentale sarcofago. Se si pensa a Federico da Montefeltro, viene naturale associare la figura di questo condottiero e mecenate al celebre dipinto di Piero della Francesca conservato agli Uffizi di Firenze che lo ritrae con quel suo famoso profilo; il suo nome viene accomunato anche al grande palazzo che si erge al centro della capitale del suo ducato, Urbino, principale centro del suo potere, sede della sua corte, polo d’attrazione per molti dei più grandi artisti, scienziati, architetti e letterati del tempo. Egli non trascurò Gubbio, luogo che gli diede i natali; il Palazzo Ducale della città umbra, nel seicentesimo anniversario della nascita di Federico, è diventato il fulcro della grande mostra che la città natale gli ha dedicato. Quest’anno sono state organizzate molteplici iniziative al fine di celebrare il 600° anniversario della sua nascita. Il caso vuole che quest’anno si celebri anche il 550° anniversario della morte di sua moglie Battista Sforza contestualmente alla nascita di suo figlio Guidobaldo che poi gli succedette come erede e che anch’egli fu annoverato tra i maggiori signori rinascimentali italiani. In questa circostanza anche la nostra Associazione ha voluto partecipare alle celebrazioni in ricordo della nascita di Federico da Montefeltro raccogliendo, in questo libro, alcuni contributi legati alle medaglie, vere e proprie opere d’arte di eminenti scultori dell’epoca che in questo modo contribuirono ad eternare la sua immagine e le sue gesta, e alcune note numismatiche relative alla monetazione prodotta a suo nome nelle zecche di Urbino, Gubbio e Fossombrone. Il contributo di apertura è dedicato proprio a una delle forme artistiche più affascinanti di quel periodo per la quale si cimentarono non pochi artisti medaglisti. Per i Signori di quel tempo, la medaglia, intesa come opera d’arte, era offerta in dono, quest’ultimo molto apprezzato da chi lo riceveva. Katia Pontone ha fatto notare che in qualche modo l’incidente di torneo che costò un occhio e un pezzo di naso al Conte, fece sì che lo distinse in quasi tutti i ritratti che si conoscono; inoltre, se in un primo momento Federico cercò di evitare di mostrarsi con la menomazione, fu proprio questa che lo rese celebre per il coraggio col quale aveva affrontato il grave evento da cui sopravvisse; una invalidità che lo rese degno di rispetto e che sebbene poteva essere considerato un elemento a suo sfavore egli dimostrò invece che con un solo occhio poteva vedere come cento altri condottieri che ne avevano due, come ebbe a scrivere papa Pio II. L’Autrice richiama in particolare il racconto contenuto nell’opera di Giovanni Santi, padre di Raffaello, che narrò le circostanze di quell’evento riportando ciò che raccolse dalle testimonianze dirette di coloro che furono presenti quel giorno. Sopravvissuto all’incidente continuò ad essere cercato dalle corti italiane per alcune condotte e nel decennio tra il 1450 e il 1460 si trovò spesso a Napoli dove fu ritratto nella medaglia dall’artista Paolo da Ragusa che reca al rovescio l’immagine dell’ermellino: qui l’artista lo ritrasse con il profilo integro perché a quel tempo ancora non era intendimento, sia da parte dei ritrattisti e fors’anche dello stesso Federico, di farsi rappresentare con quella menomazione; inoltre, il rovescio di questa medaglia fu, dagli storici, erroneamente messo in relazione all’onorificenza che gli concesse il re di Napoli diversi anni più tardi e che invece il Conte già utilizzava come insegna propria, in riferimento al significato che essa trasmetteva ovvero l’ermellino si sarebbe fatto uccidere piuttosto che sporcare il suo manto cioè che Federico nulla c’entrava con la morte di suo fratello Oddantonio. Le altre poche medaglie modellate con il suo ritratto sono di notevole interesse storico e artistico. Nell’ordine, la seconda di esse è di un artista sconosciuto, un certo Clemente da Urbino; essa, precisamente datata al 1468 contiene una gran quantità di elementi legati alla letteratura, scienza e astronomia di quel tempo che, messi insieme, vollero trasmettere il messaggio che il committente era un signore dedito a tutte le arti, compresa quella della guerra nonché un politico attento ed equilibrato. Questa medaglia è stata volutamente descritta in modo apparentemente sintetico da Katia Pontone che ha richiamato un contributo specifico, scritto nel 2013 da Agnieszka Smołucha-Sładkowska, dedicato proprio a questa pregevole esecuzione artistica. Quest’ultimo articolo è stato pubblicato in lingua polacca nella rivista Biuletyn Historii Sztuki (LXXV-2013 n. 2, pp. 213-232) e, grazie alla preziosa collaborazione della stessa Agnieszka e della redazione di quella rivista, ne è stato tradotto il testo per pubblicarlo in questo libro. La terza medaglia è una coniazione postuma (inizi del XVI sec.?), di autore ignoto, conosciuta in un esemplare in oro – tra l’altro esposto anche a Gubbio nel corso della citata mostra – e alcuni in argento, conservati tutti nel Museo del Bargello di Firenze, ma anche in qualche fusione successiva in bronzo, da essi derivante; essa mostra al diritto il ritratto di Federico e al rovescio l’insegna dell’ermellino, questa volta sì legata all’onorificenza concessa da Ferdinando d’Aragona. La quarta medaglia descritta è opera del celebre artista mantovano Sperandio di Bartolomeo de Savelli ed è stata modellata dopo il 1474; essa è conosciuta in un numero relativamente ampio di esemplari e fu certamente riprodotta, con lo stesso metodo, negli anni a venire, fin’anche in tempi piuttosto recenti. L’ultima medaglia è di grande modulo (ben 119 mm) ed è stata unanimemente attribuita all’opera dello scultore Pietro Torrigiano tra il 1510 e il 1518 ovvero quando l’Artista lavorò a Londra su commissione di Edoardo VIII Re d’Inghilterra; con questa medaglia egli volle onorare e ricordare il celebre condottiero italiano insignito dell’alta onorificenza dell’Ordine inglese della Giarrettiera, concesso nel 1474 a Federico da Edoardo IV di Inghilterra. L’Autrice ha volutamente tralasciato la trattazione di altre due medaglie modellate per il duca Federico che però mostrano delle peculiarità che hanno meritato un’attenzione a sé stante. Una di esse è un’opera rimasta incompiuta, modellata da Francesco di Giorgio Martini; la mano di questo artista si riconosce grazie ai numerosi confronti con le opere a lui attribuibili; la sua ammirazione per Donatello e la profonda conoscenza della mitologia gli consentirono di produrre una scultura di alto livello artistico di cui si riconosce la sua ‘mano’. La natura incompiuta di questa fusione non ne pregiudica la bellezza. Il senese Francesco di Giorgio Martini fu uno degli artisti più eclettici e creativi della seconda metà del XV secolo; inoltre fu l’architetto prediletto del Duca e divenne in seguito quello ufficiale della Signoria, realizzando moltissime opere di fortificazione nell’intero territorio. Su una legatura in pelle, del cod. Urb.lat. 1418 che era appartenuto alla biblioteca di Federico ed ora conservato nella Biblioteca apostolica Vaticana, si è conservata l’impronta, in positivo, di una medaglia creata da Gianfrancesco Enzola nel 1478. Di essa non è pervenuto alcun esemplare in metallo ma da questa impronta si osserva l’alto livello artistico con la quale fu prodotta. Il ritratto di Federico è del tutto realistico e lo ritrae in età avanzata, dalla fronte stempiata, rugoso ma pur sempre di aspetto nobile e valoroso. Il rovescio è una tipica composizione dell’artista parmense, molto elaborata nei dettagli, con la quale esalta la gloria del condottiero che al galoppo del suo cavallo, vestito con un’armatura sfarzosa, calpesta il suo nemico; egli è anticipato dalle figure di Marte e della Vittoria che corrono verso sinistra. La legenda che accompagna il ritratto ricorda i titoli che il Duca aveva in quegli anni: FEDERICVS DVX VRBINI: MONTIS FERETRIQ COMES: REGIVS GENERALIS CAPITANEVS: AC SANCTE RO(manae) . EC(clesiae) . CONFALONERIVS. Federico intervenne anche per favorire l’economia locale, tra l’altro, con l’emissione di moneta a suo nome per medie e piccole transizioni. La produzione di monete che recano il suo nome interessò principalmente la città di Gubbio per la quale furono emessi bolognini in argento e piccioli in mistura, nominali che si uniformarono alla circolazione monetaria di quel periodo nei territori compresi tra l’Umbria, le Marche e l’Emilia-Romagna. I documenti pervenuti consentono di ricostruire e datare le varie emissioni, distinguibili tra loro dalle tipologie impresse sia al diritto che al rovescio. Una sola emissione di piccioli appartiene ad Urbino e fu prodotta prima che egli divenisse duca (1474) e un’altra che fino a tempi relativamente recenti era sconosciuta, appartiene a Fossombrone, probabilmente coniata intorno al 1480. In appendice al contributo dedicato alle monete si può leggere un’ampia trattazione dedicata alla meglio nota ‘lira’ in argento, conosciuta in un solo esemplare, già appartenuto alla collezione Papadopoli e ora conservato nel Museo Correr di Venezia. La possibilità di esaminare direttamente questo esemplare, in occasione della mostra di Gubbio sopra citata, il confronto dei tipi e del complesso degli elementi in esso contenuti con le opere coeve nonché una serie di considerazioni che ne sono derivate, hanno indotto a proporre che questa ‘moneta’ fosse concepita come un ‘progetto’ presentato a – oppure commissionato da – Federico, molto probabilmente dallo stesso Gianfrancesco Enzola che a quel tempo lavorò su commissione del Duca per decorare una o più legature dei preziosi volumi manoscritti, conservati nella sua celebre biblioteca. In chiusura, Gianni Graziosi ha illustrato e commentato, in relazione agli eventi storici che riguardano Federico da Montefeltro, le monete, medaglie e francobolli emessi in tempi recenti per commemorare questo celebre personaggio del Rinascimento italiano. Così come fu fatto nel 1982 per il 500° anniversario della sua morte, quando la Repubblica Italiana emise un francobollo commemorativo, con tanto di annullo postale dedicato, anche quest’anno gli sono stati riservati francobolli e monete per il 600° anniversario della nascita questa volta dalla Repubblica di San Marino, territorialmente coinvolta dai fatti storici strettamente legati a Federico da Montefeltro.

 

Prezzo: €30,00
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